Riproponiamo in questa sede un bel reportage giapponese dal nostro Diretùr...
Ancora una volta approfittiamo del nostro blog per riproporvi un articolo d’annata del nostro MML. Stavolta si tratta del reportage di un recente viaggio a Tokyo.
A Tokio ha appena nevicato. Il treno che trasporta da Narita a Ueno i pochi, jat-laggati viaggiatori della domenica mattina, si immerge tra campi di riso sepolti da cinque dita di brina, in mezzo a gruppuscoli di case di legno. In un’ora di viaggio, la campagna lascia il posto alla città, la mente viene bersagliata da immagini e ideogrammi, inizia l’esperienza giapponese.
Un viaggio a Tokio, nel cuore dell’inverno, per incontrare editori e agenti, e cercare di capire (ah ah!) il mondo da cui provengono le “storie, avventure, emozioni” della nostra linea Planet Manga. Una trasferta transcontinentale di cinque giorni, tra meeting ed escursioni a piedi in una incredibile Tokio innevata, tra manga e caffé, distributori automatici e sale giochi.
A uso e consumo dei wiziosi lettori di WIZ, eccovi qualche “appunto di viaggio” da un italiano anglofono e fumettomane, turista per caso a Tokio.
Tokio. Inafferrabile e caotica, poliedrica, caleidoscopica, mutaforma, Tokio sfugge alle definizioni e presenta al visitatore facce diverse a ogni angolo. In alcuni angoli, tra casette tipche in legno e folla, sembra una qualsiasi metropoli asiatica. In altri New York o Londra. Sui viali alberati di Omote Sando, sembriamo a Parigi. Incredibilmente, le distese delle piazze attorno al Giardino Imperiale sembrano uscite da Mosca, tutte coperte di neve.
Sempre e comunque, Tokio suggerisce al visitatore pensante l’idea di una realtà indecifrabile eppure familiare, enigmatica eppure quotidiana, un amalgama di contraddizioni urbanistiche e sociali che nessuno sembra riuscire a decifrare.
Cibo. Uno dei grandi piaceri di Tokio è la possibilità di mangiare i cibi più incredibili, nei posti più vari e diversi. Li provo tutti, dai risporantini tipici dove ci si toglie le scarpe alle cafeterie più urbane, dai ristoranti per studenti al sesto piano di anonimi palazzi, alle tavole calde più semplici e autentiche. Il cibo va dal sushi agli spiedini, dalle zuppe con i tagliolini alle cotolette impanate di maiale (le mie preferite), fino al divino e relativamente caro tempura. Ovunque, si mangia solo con le bacchette (ovvio) e si spende una quantità inaudita di denaro (non meno di 35.000-40.000 nelle tavole calde più terra terra, per passare a 100.000 lire ALMENO di una cena più elegante). Incredibile il costo dei bar: si parte da 7.000 lire per un mezzo litro di minerale o un caffè, e l’unico posto dove il bere è a buon mercato sono le onnipresenti macchinette automatiche, disponibili a ogni isolato, in centro come (grottescamente) in periferia.
Metropolitana. Incurante degli avvertimenti dei miei manga-editor, sfido il metrò fin dal primo momento e giro tutta Tokio senza MAI prendere di mia iniziativa un taxi. Superato il culture shock iniziale, la cosa si rivela semplice e bene organizzata. Ho visto subway molto più complicate di questa (Parigi e Londra sono mille volte più caotiche come topologia) e una volta capito in che modo comprare i biglietti (le macchinetta danno qualsiasi tipo di resto) basta seguire le frecce e tutto è semplicissimo. Tutti leggono manga (vedi), ma da nessuna parte se ne vedono copie abbandonate su sedili e predellini. Ovunque, zigrinature gialle sul suolo permettono ai ciechi di districarsi tra i meandri sotterranei. Agli altoparlanti, voci femminili cinguettano annunciando i nomi delle stazioni. Dopo un po’, inizio a riconoscere la mia, Akasaka Mitsuke, detta con un tono musicale davvero notevole.
Neve. Tokio non è abituata alla neve. Quando cade, tutti si affrettano a tornare a casa. I giapponesi che incontro mi raccontano storie horror su colleghi costretti a passare la notte in treno perché il gelo aveva bloccato i binari. Mercoledì, le agenti con cui passo una serata a mangiare cotolette mi avvertono che a mezzanotte precisa inizierà a nevicare in maniera burrascosa. Alla mia affermazione che in Italia un forecast del genere non sarebbe credibile, rispondono che in Giappone le previsioni del tempo sono sempre esatte. La gente sembra crederci, dato che alle dieci i taxi girano già con le gomme da neve, in previsione dell’imminente precipitazione. A mezzanotte, nemmeno un fiocco in vista... ma la mattina dopo tutta Tokio è coperta da una coltre spessa una decina di centimetri. Giovedì diventa un incubo. Nessuno spala la neve, che si ammassa su marciapiedi e strade. Dato che siamo a 7 gradi, al suolo si ammassa una poltiglia di neve semi-sciolta, fango e smog, tanto profonda che ogni volta che si “guada” una strada ci si bagna fino alle caviglie. Non ci sono spazzaneve in giro, ma in compenso hanno tutti l’ombrello, e qualsiasi grande magazzino offre agli acquirenti una macchinetta per inguainare i parapioggia in una busta di plastica trasparente, un surreale condom gigante per impedire sgocciolii importuni all’interno del negozio.
Tecnologie. Se pensate che in Italia i cellulari siano diffusi, resterete stupiti a Tokio. TUTTI sono muniti del mitico “pocket”, un cellulare piccolissimo (sarà largo non più di quattro centimetri) con tasti minuscoli e antenne che sembrano quelle di una vecchia radiolina a transistor. Altra cosa che mi incanta sono i print shop, presenti in quasi tutte le sale giochi. Pagando 300 yen, questa macchina scatta una foto digitale del giocatore, che è possibile impaginare con immagini scelte con un joystick. Alla fine, l’apparecchio stampa una plancetta di adesivi grandi come un francobollo, ideali per decorare lettere, cartoline, diari.
Manga. Anche l’osservatore più distratto capirebbe che il fumetto è il pane quotidiano per i 140 milioni di Giapponesi. A ogni angolo, in ogni edicola, pile su pile di riviste si accalcano attorno ai chioschi, e in metrò, per la strada, ovunque, le riviste a fumetti spuntano tra le braccia di ragazzi e ragazze, signori e signore. Questo fatto lo so, mi è stato detto mille volte, ma sono abituato agli States, dove NESSUNO si farebbe sorprendere in pubblico a leggere un comic (io che lo faccio e ho 32 anni, mi sono spesso beccato occhiate eloquenti della serie “guanda ‘sto cretino”). In Giappone è così NORMALE vivere, respirare manga, che si prova quasi incredulità a vedere dieci, venti, trenta persone passarti accanto in metrò in pochi minuti, ognuna con la sua brava rivista sotto il braccio.
Manga shops. Ne visito un paio, aggirandomi tra gli scaffali e scegliendo le cose più suggestive. Vado un po’ a naso, dato che esperto di manga non sono e che mi limito a prendere un assortimento di materiali da far poi valutare ai miei editor. Mi perdo nel reparto shojo a sfogliare decine di serie rosa. Mi compiaccio notando che BERSERK è ovunque e che spiccano sugli scaffali tutti e 14 i volumetti usciti finora. D’altronde, la serie TV è appena iniziata, ha un grande successo, e viene quindi spinta dalla distribuzione. Cerco i manga anche in librerie “normali”, in cui hanno a disposizione interi reparti. Ma qui - amara sorpresa - tutte le copie sono cellofanate, per impedire ai clienti di leggersi un intero volumetto mentre fanno shopping. Mi accontento di sbirciare un po’ di copertine, e di notare che molti editori stanno ristampando i grandi “classici” del manga in un mini-formato pocket, quasi una miniatura. Mi assicurano che è una moda ormai in estinzione, ma la trovo assai piacevole.
Manga café. Per poter sbirciare in pace tutti i manga che voglio, posso solo rifugiarmi in un “manga caffé”. Ce ne sono parecchi, spesso invisibili dall’esterno se non si sa leggere l’insegna in giapponese. Quello di Shinjuku Sanchôme è invece all’interno della stazione del metrò, e ci finisco quindi dritto dritto, per caso. Pagando 600 yen, ho diritto a un drink (caffé?) e a stare un’ora a leggere tutti i manga che voglio. La scelta è amplissima, ci sono serie complete di tutte le principali collane. Anche se siamo di giovedì sera, il posto è affollatissimo di otaku (i “brufols”, come li chiamiamo noi in redazione, in maniera molto poco politicamente corretta), i lettori completamente “flippati” per i fumetti. Tutti leggono in religioso silenzio. Nessuno parla. Nessuno attacca bottone con un povero gaijin. Me ne sto un’oretta a sfogliare serie su serie, e poi scompaio nella notte giapponese, soto la neve. Domani è un altro giorno. Domani si torna a casa.
MARCO M. LUPOI
http://tinyurl.com/ygr6a69
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