domenica 21 marzo 2010

Il grande gioco


"Forse la spia non sarà il mestiere più antico del mondo, ma poco ci manca. Eppure se, fin dagli albori della storia dell’uomo, alle professioniste del sesso sono state dedicate pagine memorabili di letteratura, occorre aspettare gli inizi del ‘900 affinché qualcuno si prenda la briga di inserire una spia in un romanzo. Solo nel 1901, infatti, Kipling racconta il fascino dello spionaggio nel suo Kim. Qualcuno obietterà che già nel 1821 James Fenimore Cooper aveva pubblicato La Spia, ma come scrisse Eric Ambler, che di spie se ne intendeva, quel libro “è degno di menzione solo perché è illeggibile”. D’altra parte il mestiere della spia è sempre stato poco amato. Sempre Ambler racconta come persino Napoleone – pur ritenendo che una spia al posto giusto valeva 20 mila uomini in più sul campo -, non le stimasse molto e alla sua spia più famosa non concesse mai gli onori di una decorazione, ma solo prebende economiche. Ovvio che, stante così le cose, inserire una spia in un romanzo, anche come cattivo, era difficile… Si sarebbe, per forza, dovuta inventare una controspia. Figura altrettanto disonorevole. Poi, finalmente, le spie vengono scoperte: personaggi come Mata Hari colpiscono la" [continua nel sito di Cartoomics]



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